Bergoglio ha affermato quanto segue: l’omosessualità non è un crimine, bensì un peccato. Non che ci si possano aspettare dichiarazioni particolarmente progressiste da parte di esponenti del clero ma questa uscita del pontefice sembra aver suscitato, in qualcuno, sensazioni positive, quasi fosse l’ennesima dimostrazione di un papa moderno, al passo coi tempi, slegato dai rigidi dogmi della chiesa e aperto al dialogo con la comunità gay. Niente di più lontano dalla realtà.
Affermare che l’omosessualità è un peccato rimanda, anzitutto, all’orizzonte ideologico da cui attinge quella marmaglia composta da vescovi, cardinali e prelati d’ogni sorta, un orizzonte nel quale le azioni di ognuno sarebbero giudicate da un’entità che tutto può e tutto vede e che, ovviamente, si arroga il diritto di commentare e punire, tra le altre cose, la vita sessuale della gente. Una concezione del mondo, questa, che sarebbe oramai più che onesto bollare come fuori tempo massimo; troppe energie fisiche e intellettuali, troppi corpi e saperi sono stati sacrificati in favore di pseudo-elucubrazioni su Dio e compagnia cantante.
Orizzonte ideologico, per di più, in cui il concetto stesso di peccato, storicamente parlando, nasce da un “evento” le cui conseguenze relegheranno per secoli – ma ancora oggi ne sentiamo pesantemente gli effetti – le donne di tutto il mondo in una posizione di emarginazione sociale e schiavitù. Vi dice niente Eva, una mela e un serpente? Vi dice niente “peccato originale?
A confermare quanto retrograda e assurda continui ad essere la posizione di questo “papa progressista” sul tema, come se non bastassero le sparate su altre questioni come quella dell’aborto, definito, qualche tempo fa, come un omicidio a tutti gli effetti, arriva una sua stessa precisazione qualche istante dopo: “È peccato anche mancare di carità gli uni con gli altri“.
Perciò, non solo l’omosessualità è considerata un atto di disobbedienza e cattiveria nei confronti del più alto tra i giudici dell’universo; essa viene anche equiparata alla mancanza d’empatia e solidarietà verso il prossimo, un qualcosa che sta alla base di una civile e pacifica convivenza e che, in molte occasioni, ha agito come vera e propria spinta evolutiva – guai a parlare di evoluzione in presenza di certi personaggi -.
Insomma, l’ennesima uscita ambigua di un’istituzione che sopravvive sull’ambiguità – e l’insostenibilità – dell’idea di Dio. Uscita ambigua che però, come altre prima di questa, sembra attrarre parte della galassia della sinistra che, oramai, non avendo più punti di riferimento – magari una ripassata dei testi di Marx e qualcun altro attutirebbe questo generalizzato senso di smarrimento – cerca qualcosa a cui aggrapparsi anche tra le linee nemiche, che per quanto progressiste e aperte possano mostrarsi, nemiche resteranno in eterno.
Rimane l’ennesima sparata dannatamente omofoba.
Nonostante qualche timida apertura ha anche detto che i bambini gay andrebbero curati tramite la psichiatria: evidentemente è rimasto indietro a quando l’OMS (comunque tardi) ha tolto l’omosessualità dalla lista delle patologie… ne parlo in questo post partendo da papa giovanni Paolo 2 https://www.fanrivista.it/2023/01/morto-un-papa-ce-ne-sta-un-altro.html?m=1
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